ieri ho avuto un collegamento al mio bloghino (devo andare in low-profile-mode mi sa...) persino da palazzo chigi della durata di 2 minuti e 18 secondi. e io ho pensato una cosa sola (ma sottovoce!)....minkiaaaaa....ho pensato!
le ultime notizie sul diritto di protestare dei cittadini che ora vorrebbero modificare tramite una cosetta preventiva che applicano già per i deficienti che vanno a fare casino allo stadio, mi lasciano sbigottita. da giorni si vede solo il coglione che ha tirato un casco in testa ad un altro che cade per terra. terrificante. certo! se fosse successo a mio figlio probabilmente l'avrei cercato di persona il cretino e gli avrei fatto lo stesso servizio. ma queste sono emozioni che in una situazione come la attuale e bene tenere molto sotto controllo.
una amica ieri mi ha ricordato una intervista di Cossiga in cui ammetteva candidamente che durante i tempi caldi del terrorismo lo stato mandava i provocatori in mezzo alla gente che magari voleva protestare energicamente ma senza mettere a fuoco e fiamme tutta una città per provocarli ad una reazione violente - per poterli mettere dentro.
quindi non è da dietrologo ossessivo supporre che la possibilità di intrusi in un corteo pacifico esista anche oggi. non sono i poliziotti in uniforme di cui preoccuparsi mi sa.
non so, son sempre più smarrita e impaurita. contro certe azioni il cittadino è davvero inerme. oggi approvano la schifezza-gelmini. vedremo cosa succederà fuori dal senato. state attenti la fuori.
io sono patriotica.
a modo mio lo sono.
solo che la mia bandiera non sventola nel vento.
la mia bandiera non da spazio ad interpretazioni di parte su certi argomenti.
il buon senso, la correttezza, l'onesta - sono tre cose semplici ma inflessibili. come l'acciaio del mio personale TRICOLORE.
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10.10.10
bumpin' blade
questa roba la scrivo nel tempo che dura il pezzo.
etta ha capito tutto. e io sono sua discepola.
"sta fermo lì. te l'ho detto prima, cazzo.
se ti muovi il gioco è finito.
lo so - è difficile stare cosi.
ma è proprio la posizione del cristo
che mi dice che ti fidi di me."
...e poi - sei proprio bello cosi...i muscoli delle braccia e del petto...ecco...
vederti cosi mi da piacere. e se riesci a darmi piacere avrai una ricompensa che non immagini nemmeno lontanamente...
"devi prendere una decisione.
devi dire 'sì, lo voglio' - solo che per questa unione non serve andare in chiesa. non serve firmare nessun contratto. e, a meno che tu non faccia delle mosse improvvise, anche la formula 'finche morte non ci separa' non serve. è tutto molto più semplice. serve solo una goccia di sangue. il tuo."
...non si deve mai spingere una persona a fare quel che non è pronta a fare. bisogna avere pazienza e aspettare che il desiderio la inondi. molte volte non succede ma qualche volta si è fortunati...
la musica di etta fa l'amore con le mie lame. il bump del blues mette ordine nelle mie mosse. è come entrare nel sogno di qualcun'altro....e magari se etta sapesse delle mie associazioni d'idee mi mandarebbe a fanculo...
"hai visto?! è stato facile. e tu sei stato tutto quello che avevo sempre immaginato!"
love, mod (stordita e col mal di testa - la notte è stata lunga e solitaria. e ho decisamente bevuto troppo rosso. neanche il caffè e due aspirine mi possono dare sollievo.)
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26.11.09
doin' katie - rough this time (o come la mod regala la piccola katia a tom)
inizio dalla fine:
katie e tom fanno l'amore dolcemente senza amarsi. probabilmente non si incontreranno mai più....sono le due di notte quando si addormentano abbracciati come se fossero insieme da sempre.
riporto quel che tom mi sussurra stamane nell'orecchio. sono piena di sonno e non sono sicura di non averlo sognato.
"la tua piccola katia....ti ringrazio. ne avevo proprio bisogno"
ieri è stata una bellissima giornata. piena di cose normali e frenetiche. siccome passo la maggior parte della mia vita catturata dentro un'inerzia forzata, le giornate come quella di ieri mi mandano l'adrenalina a mille. ho lavorato. sto finendo le ultime cose in sala registrazione e ieri si sono accorti tutti che ero felice. dalla mia voce.
in prima serata mi viene a trovare big daddy - un amico di quelli lontani, quasi mai presente e con cui non scambio chi sa che confidenze, ma che rispetta totalmente la mia condizione dandomi cosi la possibilità di volergli bene per davvero. a lui piace il sushi. a me si chiude lo stomaco solo a pensarci. specie ieri che ero cosi agitata e adrenalinica. alla fine mi imbocca con pezzi di tonno praticamente crudo che io, da brava bambina ubbidiente, ingoio coraggiosamente.
ho la febbre addosso quando vado a casa verso le nove. le labbra secche e gli occhi lucidi. mi sono vestita a tema. i miei stivali sono bellissimi e porto un capello nero à la jeun'homme. hanno il diritto di vedermi bella ognitanto e non sempre in pigiama, cazzo!
tom arriva prima di quanto lo aspettassi. quando apro la porta facciamo come sempre. lui mi abbraccia e mi bacia sulla bocca staccandomi da terra. diciamo "sei bellissima/o" all'unisono. ridiamo e gli metto il mio capello nero in testa.
immaginatelo cosi - Tom
lui è stanchissimo. non solo nel fisico. vedo intorno agli occhi delle sottilissime rughe che l'ultima volta ancora non c'erano. gli metto una mano sopra gli occhi e lo bacio ancora. e ancora.
in quel momento so di che cosa ha bisogno. dico "katia...... ti ci vuole un po' di katia!"
"no, ti prego, sono troppo stanco."
"sì, blablabla. dai. fatti una doccia che la chiamo. non lo ho mai fatto. vedrai che arriva qui in un lampo. hai fame?"
katia è bellissima quando arriva. non è mai successo prima che la chiamassi IO. lei è abituata che deve pregarmi più di una volta prima che le dico di sì. quindi ora è contenta ma anche sconcertata.
"non sapevo che fumassi," le dico.
"neanche io."
"ho una sorpresa per te. c'è mio fratello. ti va di giocare?"
resta immobile. fissa un punto sul pavimento. poi mi guarda seria senza dire una parola.
"non devi avere paura. resterò con te tutto il tempo e se non vuoi fare una cosa non la devi fare lo sai bene," le dico tranquilla.
riflette con fronte corrugata. poi sorride.
"lui usa le lame?"
"sì"
"è bravo?"
"sì"
"allora voglio giocare. ma questa volta non per finta."
è da tempo che katia mi chiedeva di lasciarle una cicatrice ornamentale. di quelle che restano. ho sempre detto di no, perchè lei è una brava ragazza e le brave ragazze vanno lasciate stare - in linea di massima.
mezz'ora dopo sul terrazzo.
Tom la ha ammanettata per poi appenderla al grande gancio che avevo messo anni fa per appendere dei fiori. è nuda e fa freddo.
Tom affila lama su lama. sono comuni coltelli da pescatore identici i suoi. non è un purista, più un bravo artigiano del mestiere. Il rumore delle lame fa sospirare katia.
"dille di stare zitta se no le fico le tue mutandine in bocca."
Io odio fare il mio mestiere fuori dagli orari di lavoro. ma in questo caso...è meglio che traduca.
ripeto quello che tom ha detto. katia ci sfida con lo sguardo poi urla a squarciagola
"non vogliooooooooo".
ecco ora tutta la valle sa che sto affettando qualcuno a casa mia. sublime!
"che stronza. dovrei appenderti direttamente al gancio."
in quel momento ho questo flash quasi doloroso e mi bagno di una voglia totalmente primitiva.
mio fratello è furioso.
"cosa aspetti. levati ste cazzo di mutande che la facciamo stare zitta!" (in tedesco ha un suono ancora più violento)
ecco. lo sapevo io. non gioco, lavoro e resto pure senza mutande. ekkekkazzo! ma faccio come mi dice. meglio non contrariarlo, una volta entrato nel gioco, se no le prendo anche io.
non riesco a togliermi gli stivali. sono quelli che arrivano fin sopra le ginocchia. elegantissimi. fino a due secondi fa ero una dominatrix perversa e ora per poco non mi ribalto da ferma. andiamo sempre meglio....
"ma che cazzo fai. dai ti aiuto."
me li tira via con una energia che fa bagnare ancora di più le mie mutande. katia, katia, ma perchè hai fatto quell'urlo.....,
"apri la bocca"
lei scuote la testa.
schiaffo.
"ho detto, apri la tua bocca piccola." voce di miele. occhi di fuoco.
le infila le mie mutande tipo string nuove di zecca in bocca.
odorano di me. sono bagnate di me.
resto lì incantata. guardo ammirata la scena e mi tocco tra le cosce.
non c'è più bisogno di tradurre ora. sono entrati entrambi nella loro parte. penso che mi sto congelando il culo e visto la sua superficie decido di rientrare e lasciarli al loro destino. neanche mi sentono quando mormoro "me ne vado dentro".
mi infilo nel letto. le mie dita affondano nel caldo e umido.
mi immagino loro la fuori.
non si sente nulla eppure sono lì a solo 3 metri di distanza.
il muro tra di noi ingoia tutto il sonoro.
mi lascio andare alle mie dita.
non ci vuole molto tempo.
finalmente il sollievo.
dopo un po' mi metto qualcosa addosso e vado a vedere.
katia è appesa ancora lì.
Tom nudo fino alla cintura con la schiena lucicante di sudore.
lei piange e ride.
una piccola goccia di sangue lascia una scia filigrana sul seno sinistro
una piccola croce incisa lì
dove c'è il suo cuore.
"grazie, grazie......"
Tom si gira verso di me.
è serio.
ha la faccia che amo di più.
esprime totale soddisfazione di aver dato qualcosa di prezioso a katia.
e di essere ricordato da lei per sempre.
lo guardo e strizzo l'occhio.
lui sa esattamente cosa dire ora.
"mod, grazie, credo di amarla già questa qua. è bravissima!"
"ah, sì?!"
mi avvicino e le prendo il mento con una mano.
"non mi piace questa cosa. proprio per niente!"
lei mi guarda un po' confusa.
"guarda qua," le infilo un dito dentro "sei ancora tutta bagnata"
"sei arrabbiata?" mi domanda con un filo di voce.
"ora ti spiego come funziona a casa mia: lui è mio e anche tu sei mia. fra voi due invece non c'è proprio nulla, hai capito?!"
la guardo pensierosa e mi lecco il dito che sa della sua soddisfazione.
"vieni tom, fa freddo qua." lo prendo per mano e lui mi segue senza una parola.
"notte piccola, pensa a quel che ti ho detto".
"non mi lasciate mica qua fuori.....?"
la porta finestre si chiude.
dentro in sala mio fratello ed io ci guardiamo.
siamo complici in perfetta simbiosi.
"buona notte, vado a dormire, tira fuori il divano letto, le lenzuola son lì dentro."
"Grazie. non so cosa dire."
"Non serve. dai, va a salvarla e mettila a letto. è sfinita anche lei!"
ci baciamo come due amanti. accarezzo il suo viso. quanto bene gli voglio.
torno a letto e sento mentre mi addormento che loro ancora non ne hanno abbastanza.
li immagino cosi:
(pubblicato con il permesso di tutti i protagonisti)
katie e tom fanno l'amore dolcemente senza amarsi. probabilmente non si incontreranno mai più....sono le due di notte quando si addormentano abbracciati come se fossero insieme da sempre.
riporto quel che tom mi sussurra stamane nell'orecchio. sono piena di sonno e non sono sicura di non averlo sognato.
"la tua piccola katia....ti ringrazio. ne avevo proprio bisogno"
ieri è stata una bellissima giornata. piena di cose normali e frenetiche. siccome passo la maggior parte della mia vita catturata dentro un'inerzia forzata, le giornate come quella di ieri mi mandano l'adrenalina a mille. ho lavorato. sto finendo le ultime cose in sala registrazione e ieri si sono accorti tutti che ero felice. dalla mia voce.
in prima serata mi viene a trovare big daddy - un amico di quelli lontani, quasi mai presente e con cui non scambio chi sa che confidenze, ma che rispetta totalmente la mia condizione dandomi cosi la possibilità di volergli bene per davvero. a lui piace il sushi. a me si chiude lo stomaco solo a pensarci. specie ieri che ero cosi agitata e adrenalinica. alla fine mi imbocca con pezzi di tonno praticamente crudo che io, da brava bambina ubbidiente, ingoio coraggiosamente.
ho la febbre addosso quando vado a casa verso le nove. le labbra secche e gli occhi lucidi. mi sono vestita a tema. i miei stivali sono bellissimi e porto un capello nero à la jeun'homme. hanno il diritto di vedermi bella ognitanto e non sempre in pigiama, cazzo!
tom arriva prima di quanto lo aspettassi. quando apro la porta facciamo come sempre. lui mi abbraccia e mi bacia sulla bocca staccandomi da terra. diciamo "sei bellissima/o" all'unisono. ridiamo e gli metto il mio capello nero in testa.
immaginatelo cosi - Tom
lui è stanchissimo. non solo nel fisico. vedo intorno agli occhi delle sottilissime rughe che l'ultima volta ancora non c'erano. gli metto una mano sopra gli occhi e lo bacio ancora. e ancora.
in quel momento so di che cosa ha bisogno. dico "katia...... ti ci vuole un po' di katia!"
"no, ti prego, sono troppo stanco."
"sì, blablabla. dai. fatti una doccia che la chiamo. non lo ho mai fatto. vedrai che arriva qui in un lampo. hai fame?"
katia è bellissima quando arriva. non è mai successo prima che la chiamassi IO. lei è abituata che deve pregarmi più di una volta prima che le dico di sì. quindi ora è contenta ma anche sconcertata.
"non sapevo che fumassi," le dico.
"neanche io."
"ho una sorpresa per te. c'è mio fratello. ti va di giocare?"
resta immobile. fissa un punto sul pavimento. poi mi guarda seria senza dire una parola.
"non devi avere paura. resterò con te tutto il tempo e se non vuoi fare una cosa non la devi fare lo sai bene," le dico tranquilla.
riflette con fronte corrugata. poi sorride.
"lui usa le lame?"
"sì"
"è bravo?"
"sì"
"allora voglio giocare. ma questa volta non per finta."
è da tempo che katia mi chiedeva di lasciarle una cicatrice ornamentale. di quelle che restano. ho sempre detto di no, perchè lei è una brava ragazza e le brave ragazze vanno lasciate stare - in linea di massima.
mezz'ora dopo sul terrazzo.
Tom la ha ammanettata per poi appenderla al grande gancio che avevo messo anni fa per appendere dei fiori. è nuda e fa freddo.
Tom affila lama su lama. sono comuni coltelli da pescatore identici i suoi. non è un purista, più un bravo artigiano del mestiere. Il rumore delle lame fa sospirare katia.
"dille di stare zitta se no le fico le tue mutandine in bocca."
Io odio fare il mio mestiere fuori dagli orari di lavoro. ma in questo caso...è meglio che traduca.
ripeto quello che tom ha detto. katia ci sfida con lo sguardo poi urla a squarciagola
"non vogliooooooooo".
ecco ora tutta la valle sa che sto affettando qualcuno a casa mia. sublime!
"che stronza. dovrei appenderti direttamente al gancio."
in quel momento ho questo flash quasi doloroso e mi bagno di una voglia totalmente primitiva.
mio fratello è furioso.
"cosa aspetti. levati ste cazzo di mutande che la facciamo stare zitta!" (in tedesco ha un suono ancora più violento)
ecco. lo sapevo io. non gioco, lavoro e resto pure senza mutande. ekkekkazzo! ma faccio come mi dice. meglio non contrariarlo, una volta entrato nel gioco, se no le prendo anche io.
non riesco a togliermi gli stivali. sono quelli che arrivano fin sopra le ginocchia. elegantissimi. fino a due secondi fa ero una dominatrix perversa e ora per poco non mi ribalto da ferma. andiamo sempre meglio....
"ma che cazzo fai. dai ti aiuto."
me li tira via con una energia che fa bagnare ancora di più le mie mutande. katia, katia, ma perchè hai fatto quell'urlo.....,
"apri la bocca"
lei scuote la testa.
schiaffo.
"ho detto, apri la tua bocca piccola." voce di miele. occhi di fuoco.
le infila le mie mutande tipo string nuove di zecca in bocca.
odorano di me. sono bagnate di me.
resto lì incantata. guardo ammirata la scena e mi tocco tra le cosce.
non c'è più bisogno di tradurre ora. sono entrati entrambi nella loro parte. penso che mi sto congelando il culo e visto la sua superficie decido di rientrare e lasciarli al loro destino. neanche mi sentono quando mormoro "me ne vado dentro".
mi infilo nel letto. le mie dita affondano nel caldo e umido.
mi immagino loro la fuori.
non si sente nulla eppure sono lì a solo 3 metri di distanza.
il muro tra di noi ingoia tutto il sonoro.
mi lascio andare alle mie dita.
non ci vuole molto tempo.
finalmente il sollievo.
dopo un po' mi metto qualcosa addosso e vado a vedere.
katia è appesa ancora lì.
Tom nudo fino alla cintura con la schiena lucicante di sudore.
lei piange e ride.
una piccola goccia di sangue lascia una scia filigrana sul seno sinistro
una piccola croce incisa lì
dove c'è il suo cuore.
"grazie, grazie......"
Tom si gira verso di me.
è serio.
ha la faccia che amo di più.
esprime totale soddisfazione di aver dato qualcosa di prezioso a katia.
e di essere ricordato da lei per sempre.
lo guardo e strizzo l'occhio.
lui sa esattamente cosa dire ora.
"mod, grazie, credo di amarla già questa qua. è bravissima!"
"ah, sì?!"
mi avvicino e le prendo il mento con una mano.
"non mi piace questa cosa. proprio per niente!"
lei mi guarda un po' confusa.
"guarda qua," le infilo un dito dentro "sei ancora tutta bagnata"
"sei arrabbiata?" mi domanda con un filo di voce.
"ora ti spiego come funziona a casa mia: lui è mio e anche tu sei mia. fra voi due invece non c'è proprio nulla, hai capito?!"
la guardo pensierosa e mi lecco il dito che sa della sua soddisfazione.
"vieni tom, fa freddo qua." lo prendo per mano e lui mi segue senza una parola.
"notte piccola, pensa a quel che ti ho detto".
"non mi lasciate mica qua fuori.....?"
la porta finestre si chiude.
dentro in sala mio fratello ed io ci guardiamo.
siamo complici in perfetta simbiosi.
"buona notte, vado a dormire, tira fuori il divano letto, le lenzuola son lì dentro."
"Grazie. non so cosa dire."
"Non serve. dai, va a salvarla e mettila a letto. è sfinita anche lei!"
ci baciamo come due amanti. accarezzo il suo viso. quanto bene gli voglio.
torno a letto e sento mentre mi addormento che loro ancora non ne hanno abbastanza.
li immagino cosi:
(pubblicato con il permesso di tutti i protagonisti)
3.11.09
personale
“mod, ma che cazzo stai facendo? Stai per caso diventando una fighetta della rete (originale: fucking-successful-net-pussy”) che scrive solo di robe “morally correct?!”
A chiedermelo cosi gentilmente è mio fratello – sempre cosi attento a tutto quello che faccio. Ci devo pensare un po’. Sì, è vero. Ultimamente metto tanta musica – e poi questa idea ge-nia-le (ammettetelo, voi che non sapete una parola d’inglese!!!) di tradurre i testi in italiano.
Per pensare meglio decido di tirare fuori tutte le mie lame. Guardarle, tenerle in mano, passarle sulla mia pelle e affilarle da sempre mi da la calma e la concentrazione necessaria se devo riflettere o ammettere qualcosa a me stessa.
Sono una collezionista. Un po’ li ho ereditati. Quando è morto mio nonno materno (ha servito negli “Ulani” – antico reggimento di cavalleria dove montavano solo cavalli di razza “Hannoveraner”) tutta la famiglia si è buttato sulle cose “belle” da ereditare, come gioielli (pochi), mobili (bellissimi!) e una vecchia “Horch” che lui teneva in garage lucida e pronta a portare anche la regina d’Inghilterra in qualunque momento. Insomma, alla fine sono rimasti i suoi diari di guerra e le sue 2 lame preferite – una francese con lama lunga e sottile, leggermente curvata in punta e manico in osso e l’altra dell’esercito, è un coltello mille usi, usurato e con la lama assottigliata nel corso degli anni e dopo tante messe a filo (lo porto sempre con me. sempre.) Ogni tanto, quando rileggo per l’ennesima volta quello che lui scrisse in forma di lettera a sua moglie (iniziava sempre con “mein heiß geliebtes mädchen” – mia amatissima ragazza – e all’ora avevano già 4 figli), penso che dovrebbero fare un film sulla base di quello che lui scrisse a proposito di Stalingrado, ma poi anche no. Non scrive nulla di eroico, anzi, lui si è “distinto” in due o tre occasioni per aver avuto una gran paura, per aver pensato anzitutto a se stesso ed essere scappato a gambe levate lasciando anche qualche compagno indietro. Scrive “non ci sono eroi ma solo esseri umani magri, stanchi, malati che sperano in una pallottola nemica ogni giorno – per trovare la pace finalmente”. Ecco perché faccio fatica sempre ad entusiasmarmi ai film di guerra con eroi vari incorporati. Per contro però conosco a memoria quel film sui due sicari a Stalingrado – il russo era impersonato da jude law, mentre il tedesco era un bellissimo e credibile ed harris….oppure appocalypse now …..merda, anche io non sono del tutto immune a queste cose.
Vabè…dov’ero?! Ah sì, affilare le lame. Per farlo ho bisogno di essere da sola (cosa rara e preziosa), la musica giusta (blue valentine di tom waits in questa occasione – e mi sa che poi la metto anche sul blog), telefoni staccati, la coperta di lana grezza stesa a terra con me seduta sopra e le lame in bella vista davanti a me. quelle da affilare sono una ventina. Ne scelgo tre. Le due “pattadesi” che uso anche per tagliare il salame e una lama spagnola con uncino in punta, usato per scuoiare. Quest’ultima la uso solo per giocare. Inizio intanto a pulirla bene con il panno, poi con un po’ di saliva la passo sulla pietra con ritmo lento e regolare. Mi imbarazza un po’ dirlo qui: sono nuda sempre quando compio questo rituale. L’imbarazzo non deriva dalla nudità di per se, ma dal fatto che è ritenuto senz’altro bizzarro comportarsi cosi. Ecco, ogni volta che affilo mi sento come una che sta facendo di nascosto qualcosa di molto proibito. Sensazione piacevole. ….alle volte basta cosi poco!
Mentre son lì che passo le lame, una dopo l’altra sulla pietra penso a quello che mi ha detto mio fratello. È vero. Ultimamente, e particolarmente dopo l’ultimo giro in ospedale, mi sono come rammollita (addolcita direbbero i soliti e noiosi romanticoni). Sono diventata più sensibile al dolore e alla sua natura efferrata e innesorabile. Meno di prima sopporto le conversazioni col genere umano (non per gli altri ma per me stessa: dopo le prime due battute semplicemente non so più cos’altro dire e vorrei sparire). Solo che ora mi auto-commisero per la mia incapacità di “socializzare”.
È un periodo pesante poi. Sono successe cose che tutti faticherebbero a metabolizzare. La cosa che mi tiene sana di mente è, credo, la mia capacità di vedere le cose sempre da un punto di vista diverso di tutti gli altri. Ho pochissimo talento. Quando canto, ad esempio, faccio più pena che altro, ma riesco a dare alla canzone una interpretazione diversa….non so…..sto pensando a vanvera.
Il rumore dell’acciaio sulla pietra è in perfetta armonia con la voce ruvida e dolce di Tom Waits.
Decido che mio fratello ha ragione. Devo ritrovare un po’ di cattiveria e voglia di giocare. Questa lama spagnola è perfetta per far provare quella deliziosa paura che si prova quando sei lì nudo e in piedi, legato a braccia aperte, magari imbavagliato ma con gli occhi ben aperti per non perderti nulla dello spettacolo e ti chiedi se la bionda altissima quasi nuda che hai di fronte si ricorderà le regole d’ingaggio stabilite prima a pranzo. Quando hai chiesto “ma cosa mi vuoi fare?” lei ti ha sorriso divertita “saperlo ora non ti fa provare meno paura. E poi, francamente ancora non lo so. È una questione di mood.” Pensi magari che è una cosa idiota fidarsi di una dichiaratamente anarchica nei suoi gusti sessuali ma hai anche quel bellissimo formicoli caldo che ti sta salendo piano su per le gambe per invaderti tutto il corpo. E poi sai che lei non ti farebbe alcun male che non sei tu stesso a chiedere. A tavola ti ha guardato seria e ha risposto alla tua domanda incerta sull’evolversi di un gioco di lama : “sweetheart, no blood for preppys”, il che significa più o meno “niente sangue per principianti”. Ora che sei legato lì in quella posizione scomoda ma efficacissima per quanto concerne il flusso di sangue nei punti strategici del tuo corpo pensi che tutto sommato un doloroso ricordo che non lascerà traccia a lungo sarebbe bello e poi speri che si lascerà toccare da te, per ringraziarla. Per dirle che ti è piaciuto tanto tanto. Pensi “dai, taglia, non me ne frega niente, ma taglia. Solo un poco. Voglio sapere com’è.” Menomale che sei imbavagliato. Con lei il rischio è sempre grande che ottieni quel che chiedi.
…..ma che cazzo sto pensando e poi mi sono tagliata il pollice. Me lo fico in bocca e succhio. Hm, dolce.
Nella lama mi posso specchiare ora. Solo gli occhi. O solo la bocca. Dettagli niente male.
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