5.12.10

secondo tentativo - neanche la morte dura per sempre!

Una parola in confidenza prima del post vero e proprio:
Avevo già fatto un tentativo di parlare della malattia e della morte e come dovrebbero essere gestite entrambi.  In verità si è trattato di un tentativo piuttosto goffo e affrettato da parte mia – come al solito non avevo ragionato a lungo ma avevo buttato fuori a getto e con pessima mira una mia reazione ad una cosa che avevo letto. Mi è dispiaciuto tanto per la persona che avevo tirato in ballo anche se lei stessa aveva raccontato le sue vicende in un blog pubblico. Mi è dispiaciuto che fosse oggetto del post ma che dopo poco nessuno lo leggeva più per l’argomento ma solo per vedere se ci sarebbe stata la rissa – all’occasione ho imparato che quelle robe in rete si chiamano “flame”. Infatti quel post a causa di alcuni commenti era completamente deragliato. Questi  commenti, inappropriati quasi ottusi nella loro insistenza, hanno trasformato il tutto in una rissa in piazza. E c'ero dentro fino al collo anche io, perché non avevo subito capito le intenzioni di alcuni impedendogli di continuare una recita quanto meno imbarazzante e anzi, mi sono lasciata provocare senza riuscire a riportare la discussione sull’argomento.
Questo è un secondo tentativo. Avverto sin da ora che pubblicherò solo commenti inerenti al tema del post. Tutti gli altri commenti (fuori tema, irrispettosi, idioti in generale, anonimi compresi) saranno da me scorrettamente, arbitrariamente però con vero piacere c e n s u r a t i - magari ne farò anche un uso improprio dopo … chi sa. Come sapete io apprezzo anche il lettore silenzioso - nessuno è obbligato ne a leggere, ne tanto meno a commentare. Regolatevi di conseguenza!

Per me, lo dico subito, è un casino dover scrivere cosi, senza alcuna spontaneità ma dopo lunga riflessione. Non ne sono capace. Non sono una scrittrice o una giornalista. Scrivo dal punto di vista di una persona coinvolta - come faccio sempre - affetta da un male cronico e degenerativo che combatte da quasi 17 anni con le avversità più crudeli, bizzarri, a volte comiche e spesso patetiche legate al vivere, sopravvivere e morire.  Una delle ultime avversità la ho incontrata in occasione del suddetto post in cui qualcuno sosteneva la sua personale e libera opinione che noi malati che teniamo un blog in cui l’argomento è esclusivamente o in parte la nostra salute siamo in maggioranza degli impostori che si inventano un male per ottenere le attenzioni del pubblico, e che nella migliore delle ipotesi, cioè se anche dicessimo la verità, siamo dei mendicanti che elemosinano pietà, attenzione, affetto, succhiando cosi, come dei vampiri,  le energie preziose della gente ignara, per bene e politicamente corretta.
Ora, che sono passati un po’ di giorni, mi sono ripresa dalla pesantezza di queste affermazioni. Infatti mi sono ricordata che sul il mio blog, essendo proprio mio, si è liberi di scrivere solo fin dove lo permetto io! 

Sembra che quelli che cercano di ragionare senza accanimenti, agitazione e odio o paranoie sulla questione di come vanno gestiti la vita, la malattia e la morte, il diritto alla autodeterminazione ed una eventuale ipotesi di eutanasia come più alto momento di libertà nella vita di ogni essere umano,  devono prima superare indenni le risse in piazza di gente che è contro ogni discussione sull’argomento (quelli che hanno deciso che il 9 febbraio prossimo sarà la “giornata per la vita” citando il caso Englaro – della quale ho un ricordo mostruoso: Berlusconi in una conferenza stampa disse “mi dicono che la ragazza potrebbe ancora essere fecondata e il padre la vuole uccidere”), sopportare pazientemente e senza incattivirsi gli schiamazzi ottusi di gente fuori tema, permettere le richieste di replica ad oltranza (caso Welby/ Vieni via con me) - tutto questo sembra una bizzarra prova di coraggio per essere ammessi ad un club molto esclusivo. E solo dopo aver superato tutte queste prove per vedere quanto si è determinati potrà forse iniziare una raccolta di pensieri sull’argomento in relazione a cui, secondo me, non esiste la “ragione” e il “torto” a priori, perché si parla di quelle cose in cui l’essere umano in ultima analisi è totalmente solo: la sua nascità (che non chiede), la sofferenza se si ammala (che non ha scelto) e il momento della morte (di cui, a differenza della nascita e della sofferenza, può  o dovrebbe poter determinare le condizioni e il momento, se è fortunato – a questo proposito  sono sicura che Monicelli avrebbe preferito addormentarsi semplicemente senza dolore invece di doversi buttare nel vuoto!).

Ecco quindi il mio secondo tentativo.  Una raccolta di pensieri molto personali sparsi. Non sono intesi come un proselitismo laico. ma come una mano tesa.

1)      Sono per il controllo delle nascite ma contro l’aborto.
2)      Sono però a favore che ci sia la possibilità di abortire legalmente e in sicurezza.
3)      Penso che una donna mediamente istruita non si amala di Aids (trasmesso sessualmente) e non resta incinta per sbaglio – perché sa come proteggersi e lo fa. Scrupolosamente.
4)      Penso che ci siano tantissime persone nel mondo che non hanno scelta però. Dire loro solo ORA che forse in qualche raro caso il preservativo va bene, è una immensa ipocrisia e un disprezzo della vita umana. Sì, parlo della chiesa cattolica.
5)     Sono a favore di tutte le innovazioni scientifiche, mediche, biologiche per la procreazione e la cura delle malattie ora incurabili. Sono contro i test sugli animali ma mi offro volontaria per dei test per trovare delle cure contro il cancro.  No, non ho le basi per approfondire. ma è mia opinione che il progresso non lo si può fermare – tanto vale supportarlo con intelligenza e buon senso e preferibilmente senza cinismi superflui. Eh sì, con tutti i rischi annessi e connessi e accettando il fatto che si saranno i soliti squali che cercheranno di trarne più vantaggi, soldi, potere personale possibile. Personalmente non vorrei un figlio non concepito naturalmente, adotterei piuttosto. Personalmente sono a favore che gli omosessuali possano sposarsi, convivere e formare una famiglia come meglio credono. Personalmente non trovo moralmente sbagliato un “utero in affitto”. Il mio non l’avrei mai affittato però. Neanche in caso di necessità. Ma avrei volentieri partorito un figlio per mia sorella che non riusciva a portare a termine una gravidanza.
6)      Sono per una “terapia del dolore” vera. In Italia i malati terminali non vengono adeguatamente sedati dalla maggioranza dei medici perché loro temono possibili conseguenze legali e il giudizio dei  loro colleghi cosiddetti “credenti”.  Ho l’orrore del dolore fisico. Mi spaventa più di ogni altra cosa. Ho preso gli accordi necessari in proposito. Non in Italia.
7)      Essendo una persona credente-vacillante il suicidio non è una opzione per me. Credo che ci vuole lo stesso coraggio/vigliaccheria (parole abusate fino alla nausea in questo contesto) per chi sceglie di non saltare come per chi sceglie di saltare. Cioè non si tratta ne di coraggio, ne di vigliaccheria, ma di un momento in cui l’individuo prende una decisione solitaria e libera. Le “libere scelte” nelle nostre vite sono pochissime. Vanno difese e rispettate in entrambi i sensi.
8)      Il testamento biologico funziona. Non è vero che è interpretabile. Mia madre ha scritto esattamente quel che voleva e quel che non voleva. E noi abbiamo seguito il suo volere. Scrupolosamente. Non è che mi manca di meno per questo. Ma la sua morta non era il NOSTRO momento ma il SUO (leggete Ipazia e il suo blog “Nozioni comuni” a proposito – la trovate nel mio blogroll). Io ne ho scritto tre di testamenti biologici. In tedesco per la Germania. In inglese per gli USA. E italiano in cui scrivo che voglio essere portata in un ospedale di mia scelta (fuori dall’Italia) e che ho provveduto a tutta la logistica (trasporto, costi ecc.) tramite atto notarile. Spero comunque che il mio momento non arrivi mentre sono in Italia.
9)      Sopportare una malattia lunga e dolorosa richiede tanta energia. Le persone coinvolte tendono quasi sempre ad escludere tutti i quaquaraquà, qualunquisti, benpensanti, religiosi integralisti, atei scalmanati, ottusi detentori di verità uniche e pietosi sentimentaloni dalla loro vita. A volte lo fanno con modi discutibili. Non è perché uno e malato o moribondo diventa automaticamente una persona “buona”. Secondo la mia esperienza semplicemente si intensificano i suoi pregi/difetti caratteriali.
10)   Sono a favore di una assistenza attiva alla morte per chi lo desidera. L’unico criterio dovrebbe essere la sanità di mente e la lucidità  al momento di dichiarare il proprio desiderio. Come quando si fa testamento. Non credo che bisogna salvare ad ogni costo una persona che desidera morire o che tenta di lasciarsi morire. Trovo ridicolo che in alcuni paesi il suicidio sia considerato “illegale” e “perseguibile per legge”. Sono per la più possibile autodeterminazione di ogni individuo, ben sapendo che la legge non può dare soddisfazione ad ogni singolo caso umano.
11)   Sono convinta che, se tutto ciò fosse sancito dalla legge,  il mondo tutto sommato resterebbe uguale a come è ora: gente per bene che gestisce in buona fede queste faccende e gente malvagia che se ne approfitta sciaguratamente.
12)   Ho visto morire un po’ di persone. Sono quasi morta qualche volta. Non c’è da avere paura. O cioè, sì. Ce n’è da avere. Come quando si vola per la prima volta o quando si è incinta di 9 mesi. O quando ci si innamora la prima volta. O quando si fa l’amore la prima volta – o dopo tanto che non lo si fa. O quando si viene lasciati per la prima volta. O quando si perde il lavoro. O quando si subisce violenza fisica o psicologica tale da modificare il proprio comportamento per sempre. L’unica cosa sicura è che sono tutti attimi che passano. Niente dura per sempre. Neanche la morte.

A proposito di tutti questi miei pensieri disordinati e confusi (l’elenco numerico è un penoso tentativo di dare ordine al caos!) ultimamente ho trovato ispirazione nel racconto di Saviano della storia di Welby, nel ricordare Edna, in mio figlio, leggendo Ipazia, e “Accabadora” della Murgia…ah sì, e anche cantando in coro con i bambini sentendomi very-mary-poppins. 

Love anyway, mod

24 commenti:

Vittoria A. ha detto...

Ciao Mod, ho letto una volta questo tuo post e per poterlo interiorizzare fino in fondo dovro' leggerlo altre volte. Ci sono tante cose su cui riflettere e tanto, tantissimo da dire. Al momento mi trovo d'accordo con te su molti punti e anche io sto pensando di lasciare scritto cio' che desidero mi venga fatto e cio' che non voglio che mi si faccia nel caso in cui non potessi piu' decidere da sola. Non ho fiducia nell'Italia, nelle istituzioni Italiane e nei pagliacci che ci governano. Il malato non e' sostenuto, protetto, aiutato. Gli enti e i responsabili cercano solo di tutelare se' stessi. Da qui inizierei un tirata contro gli ospedali e medici ma ti risparmio un commento chilometrico.
Di te ammiro tante cose, ma in modo particolare la forza vitale che emani e l'intesita' che trasmetti, che fa amare la vita e fa sentire vivi. Seguirti e' come compiere un viaggio all'interno della vita stessa fino al nucleo del proprio essere persone.
Questo e' cio' che mi viene in mente a caldo. Come ti dicevo rileggero' ancora il tuo post e ti diro' i nuovi pensieri che mi hai suscitato.

Love,

Vic

Zio Scriba ha detto...

Meno male che sono pensieri "disordinati e confusi". Io li trovo lucidissimi e perfetti, e non posso far altro che sottoscriverli praticamente tutti (e ti assicuro che non li ho letti troppo velocemente o con superficialità).
Sottolineerei con particolare veemenza e urgenza il punto 6: in vatikalia siamo in ritardo di secoli sulla terapia del dolore, si è da poco abbozzata una legge (moscia e ridicola, ma meglio di niente) che sta rischiando di sparire per gli intralci creati da maledetti politici clericofascisti E DALLA REGIONE LOMBARDIA IN PRIMIS, siamo vergognosamente straultimi nelle statistiche europee di uso dei derivati dell'Oppio per lenire il dolore, abbiamo, accanto a molti medici bravi, coscienziosi e umani, una moltitudine di loro colleghi stronzi, criminali e cretini che non solo fan parte dei Paladini del Dolore (ALTRUI) della politica, della cul-tura e del potere fasciovatikano, ma addirittura, a volte, fingono di farsi portatori della Terapia del Dolore mentre invece non fanno altro che negarlo, non credere al paziente, dirgli e insinuare che mente, che la sua è solo fifa, che esagera i sintomi, che il suo non è dolore ma paura del dolore ecc.
Chiudo su Monicelli: sì, l'ho pensato e scritto anch'io, avrebbe di certo preferito potersi addormentare dolcemente, ma nel paese incivile, bigotto, fascista e arretrato chiamato Lobotom-Italy o vatikalia che dir si voglia ciò non è possibile, e non lo sarà per secoli.
Grazie, mod,

love, nick

zorro ha detto...

l'eutanasia esiste da sempre, ma non si può parlarne. la madre del mio amico e collega era terminale (tumore al polmone) e così le hanno staccato l'idratazione con il suo consenso. è morta in 1 giorno.chi ne parla vuole solo farsi pubblicità in un paese cattolico dove i dictat religiosi sono predominanti e dove, come insegnano i religiosi, si può fare.... basta che non venga detto (dicesi ipocrisia) e dove i politici fanno pena nella loro totale incapacità di essere propositivi.Luana è morta dopo 12 anni solo perchè suo padre ha sollevato il problema; viceversa sarebbe sopravvissuta solo pochi mesi.Questo è stato l' errore; non si può fare delle battaglie in un paese integralista cattolico come il nostro. non sono daccordo sul fatto che la terapia del dolore non venga attuata con efficacia; è un luogo comune. io di cartelle cliniche di malati terminali ne leggo ogni giorno per il mio lavoro e son sicuro che nessuno di questi soffre fisicamente. Psicologicamente si, ma questa è un altra storia.Le corsie sono piene di medici e di infermieri stronzi che meriterebbero un pò di passare dall'altra parte. La malattia è una cosa personale, non è un gioco di squadra. Purtroppo ci sono troppi allenatori a decidere come devi giocare, anche se non ne hai più voglia.ti aguro un gran bene...zorro

Zio Scriba ha detto...

* zorro
il tuo intervento è molto intelligente e apprezzabile, lo dico in tutta sincerità, ed è tristemente vera l'osservazione che se fai tutto in silenzio questo paese ipocrita ti permette di farlo, mentre se osi parlarne prima sei fottuto.
Ma non sono per niente d'accordo sulla terapia del dolore. Mia madre ha sofferto più di quanto avrebbe dovuto.
Gli oncologi le davano degli inadeguati cerotti al FENTANILE spacciandolo per Santa Morfina (lo scoprii solo dopo, se un medico ti dice che è morfina tu ci credi), un antidolorifico insufficiente ma diffusissimo per colpa della propaganda farmaceutica (non lo dico io, fu la tardiva confessione-mea culpa di un primario)
(e pur essendo una fetecchia, sapessi gli interrogatori e le diffidenze dei farmacisti-inquisitori-carabinieri, ogni volta che li acquistavo!)

E quando, vedendo l'inadeguatezza degli oncologi, ci venne consigliato un Superesperto di Terapia del Dolore, questo andò avanti due ore a torchiare la povera mamma dicendo che probabilmente il suo non era dolore ma paura del dolore, e alla fine, anziché scrivere in fretta e furia una ricetta per la Morfina per bocca come sarebbe successo in Olanda o Danimarca, propose di provare... col TAVOR!!!! Il tavor come terapia del dolore a una malata terminale di tumore al pancreas con metastasi estese!

Di venir ricoverati senza soldi o raccomandazioni, poi non se ne parlava: ogni volta 30 Km per la chemio, con l'impressione che lorsignori aspettassero che i malati crepiassero sulle scale per farli poi scopar via dagli addetti alle pulizie.

Gio ha detto...

Davvero Mod, ce ne vuole di tempo per assorbire un messaggio simile.
E mi spiace che tu abbia cancellato quello che avevi scritto, e poi giudicato troppo sentimentale.
La cosa incredibile è che non sembra di leggere, ma di discutere a voce, come se tu fossi qui davanti a me.

A presto

Enrico Bo ha detto...

Concordo con i 12 punti al 100 %. Per la verità non tutti i luoghi sono uguali. Per esempio qui all'ospedale di Alessandria mi sembra dalle esperienze avute che ci sia una corretta ed intelligente terapia del dolore. Io ho avuto 3 malati terminali e nessuno ha sofferto gratuitamente più del razionale.

mod ha detto...

vic) noi siamo dei vagabondi. girando il mondo si riesce poi a guardare il proprio paese con una visuale più ampia. per curarmi preferisco gli USA o la germania. per mangiare e l'arte adoro l'Italia. è questione di necessità. e forse dovremmo finalmente accettare questa cazzo di globalizzazione anche nel nostro piccolo e lottare ad esempio per il diritto di curarsi dove ci pare all'interno della UE con totale copertura delle spese sanitarie da parte del paese di origine (per costi per viaggio ecc sono disposta a trattare - anche perché sarebbe subito la prossima lotta da affrontare: costi di viaggio più a portata di mano di tutti!)

love, mod

mod ha detto...

zio) lo sai che apprezzo il tuo linguaggio. non possiede filtri e non c'è modo di fraintenderti. vorrei che tu fossi più ottimista in relazione al futuro. non riesco ad esserlo io quindi lo cerco negli altri. credo che il tuo approccio molto personale corrisponda alla tua esperienza avuta realmente. l'impotenza e lo sgomento sgocciola da ogni tua parola.

love, mod

mod ha detto...

zorro) avrei preferito tu avessi commentato con il tuo nome di blogger. le tue esperienze e il tuo modo di ragionare da medico mi hanno sempre aiutato a capire meglio "quelli dall'altra parte". la terapia del dolore è uno degli argomenti più spinosi quando si parla di malattie gravi e terminali. credo senz'altro che ci siano medici che pur di non far sentire dolore fisico al paziente siano disposti anche di rischiare personalmente, ma io ho fatto l'esperienza diretta che spesso un malato che soffre dolori forti e chiede che gli siano evitati riceva la risposta "facciamo già il possibile, si faccia coraggio." se sono i parenti a chiederlo sono ascoltati ancora meno. purtroppo devo quotare lo Zio Scriba. non mi baso mai su luoghi comuni quando scrivo ma solo su esperienze personali. è insieme un vantaggio e un limite - lo ammetto.

love, mod

mod ha detto...

gio) hai tutto il tempo che vuoi per commentare. oppure non commenti affatto. come ho detto: non c'è per forza ogni volta qualcosa da dire.
quella tua osservazione che "sembriamo discuterne a voce" mi fa molto piacere.

love, mod

mod ha detto...

enrico) cito: "Io ho avuto 3 malati terminali e nessuno ha sofferto gratuitamente più del razionale"

credo che nella terapia del dolore l'unico che va ascoltato è il paziente. non c'è la via di mezzo, le razionalità e il gratuitamente o meno. c'è solo una unica questione: il paziente manifesta di sentire dolore? sì? bè, sei un dottore, risolvi il problema. putroppo arrivato ad un certo punto il paziente non è più disposto a discutere e sentire le ragioni del medico. ripeto: è forse il tema più spinoso in tutta la questione: non dovrebbe essere il medico a decidere, ma il paziente o chi per lui (preferibilmente stabilito prima in un testamento biologico).
ma forse questa è davvero una utopia in italia.

love, mod

Fuma ha detto...

Cercherò di essere il meno banale possibile, anche se la mia paura è quello di esserlo.
Sono personalmente favore all'aborto e all'eutanasia, ma non come strumenti per cessare una vita. Il primo è valido se non hai modo di far crescere degnamente tuo figlio/a. Voglio dire: se non ho di che sfamarmi io, come posso anche solo pensare di riuscire a sfamare un neonato? Poi, chiaramente, ci sono i mezzi per evitare una situazione del genere (qualcuno ha detto contraccettivi?).
Riguardo all'eutanasia credo che sia un diritto del malato avere la possibilità di usufruirne. Credo che sia una scelta che sta ad ognuno di noi. Se sono ultracredente che aborrisce anche solo il concetto semplicemente non la applicherò, ma se a me di religione non me ne frega niente e voglio decidere cosa fare della mia vita in una situazione terminale, voglio poter decidere io come chiudere il sipario.
Ho una zia alla quale le avevano trovato un tumore al seno. Ha fatto il ciclo di chemio ed è guarita. Settimana scorsa è stata ricoverata d'urgenza perché era svenuta. Il tumore adesso è al cervello e probabilmente non arriverà a Natale. Io non ho idea di quanto stia soffrendo fisicamente, vista dal di fuori non sembra patirne, e non so cosa fare o come comportarmi qualora dovesse peggiorare, ma la speranza di guarire è quella che ci fa andare avanti in qualunque momento.
L'ho detto. Sono stato banale e mi rendo conto anche di essere stato alquanto confuso.

Anonimo ha detto...

Mon coeur pour toi

Vittoria A. ha detto...

Sono alla seconda rilettura e le tue parole sono sempre piu' forti,ma e' come se si depositassero dentro di me. Le voglione trattenere, coccolare, ascoltare. Concordo con Gio', non sembra neppure di leggere ma sembra di parlare con te.

Love,
Vic

mod ha detto...

fuma) la confusione è quasi d'obbligo direi. sono convinta che essa sia meglio di ogni certezza quando si discute di queste cose. banale? per forza lo sei. ma lo siamo tutti! e come si fa ad essere "originali" nel contesto?!
mettere in parole i sentimenti e le convinzioni più intime è un casino - bisogna allenarsi tanto.

Grazie....Smoke :)

love, mod

mod ha detto...

M.) ton coeur? ma è ancora tutto intero? guarda che lo voglio "vergine" io! :) merci mom ami.

Vic) credo che si chiami "metabolizzazione" - altrimenti non è possibile reggere certi pensieri, realtà, tragedie.
very soon we'll do so: we'll sit and talk together!

love mod

Baol ha detto...

Ho sempre pensato che, se altri hanno espresso prima e meglio un concetto, sia giusto usare le loro parole e quindi il mio commento a questo post è questo video qui

ciao :)

Simona Ferlini ha detto...

Chèrie,
è vero, l'ideale per un cattolico è soffrire in silenzio - e la mia amica che fa ricerca sulle "cure palliative" si mette quasi a piangere, ogni volta che mi mostra i grafici sul dolore che i malati devono subire semplicemente perché è considerato un problema secondario, e su quanti, per far fronte al dolore "si affidano alla preghiera" (75%, da questionario!) in mancanza d'altro. E non c'è nulla di razionale in questo, e forse neppure una volontà di fare del male, ma solo il sentire, sordamente, ottusamente, biecamente, che il dolore è giusto, che dobbiamo assimilarci a Gesù in croce, che è bene che Qualcuno o qualcosa vi ricordi che dobbiamo soffrire.

Quanto all'eutanasia, vale il principio di Comma 22: se sei sano di mente puoi scegliere di morire, ma se scegli di morire non sei sano di mente. I più decenti giustificano il rifiuto dell'eutanasia con la tutela dei più deboli, dicendo che i malati terminali o i bambini malformati, la cui vita è giudicata inutile o non degna, potrebbero essere spinti da pressioni sociali o violenze morali al suicidio. Mentre non è violenza obbligare a vivere chi non vuole. Pare.
Però abbiamo, rallegriamoci, un diritto a rifiutare le cure, ed è quello che è stato fatto valere nel caso Welby (che se si fosse trattato di eutanasia starebbe ancora qui locked in nel suo letto). Ma alla sorella di un mio amico, che chiedeva di interrompere le cure al suo bimbo nato senza reni, fu tolta la patria potestà.

Come vedi, il sentimento che mi provocano le tue parole è rabbia - rabbia politica: e ne ho molta, in serbo.

Se potessimo, se non fossimo in Vatikalia (geniale zio Scriba!), potremmo parlare invece di cos'è la morte, la mia, la tua, quella di chi abbiamo amato, per noi, e anche di cos'è il dolore forse (qui non so se ci sia qualcosa da dire): senza doverci arrabbiare, e senza trovarci di fronte il gelo, o il silenzio imbarazzato, di chi crede uno scandalo tirare fuori queste cose.

mod ha detto...

baol) non è che funziona sempre quel tuo concetto ma in questo caso sì!

ipazia)il tutto sembra più un meccanismo "diabolico" che non "divino" (se mai ci fosse!). ognitanto mi viene il dubbio che ci sia qualcuno che si sta divertendo un mondo alle spalle di noi piccoli e inutili esseri umani!

love, mod

Nicole ha detto...

Davanti al dolore mi prosto in maniera reverenziale, perché so cosa sia.
Ho conosciuto però anche millantatori del dolore proprio e altrui.
Ma credo che ognuno di noi abbia il diritto di sfogare come crede i propri fardelli.
E chi mente gioca con il dolore, ma è affar suo. Peggio per loro.
Ho vissuto una brutta esperienza su un blog, di una tipa che oltre a millantare aveva creato casini vari. Ma questo in effetti non vuol dire che il dolore vero non si possa urlare o condividere.
Ci sono tanti modi di chiedere aiuto.
Io un due anni fa feci questo post:
http://ladonnaconlafinestrasulmare.blogspot.com/2010/02/tutti-froci-col-culo-degli-altri.html

Leggilo se ti va...Ancora oggi, come dice una canzone di Dalla...Mi prende uno strano dolore.

mod ha detto...

nicole) intanto non riesco ad aprire quel tuo post...me lo giri via mail?

per quanto concerne il resto: in rete leggo quel che mi piace e non mi metto mai a pensare chi sta dietro lo scritto, a meno che non sia cosi bello, ma bello davvero che cerco un contatto diretto. ecco, fino ad ora lo ho concesso a pochissime persona e nessuna era malvaggia o non vera. ecco, quando leggo un blog non ho nessuna voglia di pensare se l'autore è vero, finto, malato, sano, uomo o donna. lo prendo per come si presenta. tutto il resto è energia sprecata secondo me. quando ti capita lo stronzo o la stronza fake, mitomane, malato di mente li elimini dalla tua lista. esattamente come nella vita reale. se sei come me, ti succede molto di rado, perché confidenza vera non dai. sì, perché io ti posso anche raccontare tutto il mio quadro clinico ma senza darti un filo di confidenza. quella resta riservata agli amici che conto sulle dita di una mano. chi fa diversamente lo fa a proprio rischio direi.
io qui mi riferivo ad una situazione specifica con una storia specifica e una persona che insisteva su queste cose dove era del tutto fuori luogo farlo. è proprio questo Nicole: a volte si è semplicemente inopportuni - ed è indifferente se lo si sia in real life, second life, third life o quante vite vuoi. secondo me.

love, mod

Nicole ha detto...

Fatto, ti ho inviato una mail.

Ritornando al tema iniziale di questo tuo post, sono d'accordo. La vera protagonista è lei!

E' una donna vera, in un film finto...una donna che sbrana vita e dolori.

Ste ha detto...

Il secondo pensiero che mi è passato per la testa leggendo il tuo post è:
cari fratelli dell'altra sponda
cantammo in coro giù sulla terra
amammo tutti l'identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli

Il primo è che il finire di qualcosa mi terrorizza, prima di assimilarlo ci metto molto tempo, e il dolore che l'altro può provare, mentale o fisico che sia, mi paralizza. E' uno dei miei tanti punti deboli.
Non è facile parlare di questi argomenti ed è assurdo giudicare come una persona decide di vivere la propria malattia e la propria morte. E' altrettanto "assurdo" come parlarne risulti spesso un tabù, qualcosa da nascondere, e la prima sono io.

Beso

Ste

mod ha detto...

ste) ...come stai? :) il muro del tabù va sfondato. magari con pugni di veluto. ma va fatto.
alrtimenti si resta sembpre immobilizzati per il terrore.

love, mod