
io ho due chiodi fissi sempre in mente: "la caccia" e "la vittima che si trasforma in carneficie".
il primo chiodo è semplicemente un gioco, il secondo no - il secondo è il resultato di una esperienza diretta, quindi reagisco come la benzina ad un fiammifero acceso a certi trame di film.
ecco, la trama.
(non ho voglia di fare il riassunto, leggetevi le info qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Hard_Candy_%28film%29. Inoltre ci sono vari pezzi su youtube e tutti hanno la funzione "embed" disattivata. in italia il film non è mai arrivato nelle sale. lo si può prendere solo a noleggio. neanche si vende.)
è la favola di cappuccetto rosso. capovolta. metaforicamente parlando la ragazza in questo caso va nel bosco di proposito, ma non per andare a trovare la povera nonna malata, bensì per dare la caccia al lupo cattivo (un bello e giovane fotografo di moda di successo) che secondo lei ha abusato e poi ammazzato una sua amichetta.
se leggete le critiche in tutte le lingue leggerete cose come "disturbante", "agghiacciante", "terrificante"...insomma leggeteveli se vi va.
io non ho pensato o provato nulla del genere.
per me il film ha raccontato il tema della pedofilia e dell'abuso sui minori in maniera pura, non inquinata, o meglio dire, influenzata dalle tante cose dette sull'argomento in precedenza da scienziati e esperti che però non potranno mai veramente cogliere e mettere dentro leggi e regole il "fattore umano" sia dalla parte dellla vittima che dalla parte del carneficie della facenda.
il film poi non da spazio ad alcuna trattaviva. la ragazza è determinata, matura, intelligente - quando nel film "fa la bambina" risulta quasi artificiale e ridicola - lei ha un progetto ben pianificato e lo porterà a termine senza alcun rimorso. molto semplicemente.
Il fattore disturbo di cui avvertono i vari critici, mi pare di capire, deriva da due aspetti: nel film non viene mai fuori chiaramente se il fotografo è colpevole o meno e poi la ragazza (bravissima l'attrice - sembra la sorella minore di Lisbeth Salander) con il suo atteggiamente farà pensare a più di uno spettatore (uomini e donne) che non sono i "bambini" che devono essere protetto dagli adulti ma viceversa e che la "pedofilia" è un argomento dove è lecito "interpretare" i vari aspetti legali, morali, pratici. il film tenta lo spettatore di permettersi di pensare che ci sia spazzio per una specie di trattattiva (per esempio: ma a 14 anni una bambina è una bambina oppure può sedurre un adulto che se cede però non è da colpevolizzare...poverino?)
per lo "spettatore innocente" (ma esiste?!) che non è mai venuto a contatto diretto con il tema della pedofilia, ma ne legge solo sui giornali effettivamente questo film sconvolge. sconvolge più che altro che "l'innocenza" sembra non esistere.
ma per chi ha vissuto o vive sulla propria pelle o per chi ha commesso o commette degli atti di abuso sessuale, secondo me guarda il film indovinando la prossima scena e sentendosi perfettamente a casa in quel racconto reso claustrofobico e senza via d'uscita dalla sceneggiatura che è un vicolo stretto, quasi coatto e senza un percorso alternativo.
quello che ha spaventato me di questo film è che mi sono immaginata l'uomo pedofilo che va al cinema, guarda questo film e ne esce aguerrito, pensando che "allora le ragazzine se le cercano e vanno pure punite".
quello che mi ha toccato profondamente, invece, è il visino pulito della ragazzina che sembra avere la febbre per quanto è presa dalla sua missione e dalla volontà di non lasciarsi vincere dalla situazione - che ovviamente è troppo grande e terrificante per lei - mi ha colpito dritto al cuore la sua apparente freddezza nel compiere le azioni sull'uomo. una freddezza piena di paura, terrore e smarrimento.
mi è rimasto in mente la frase su wikipedia che recita che il film si basa su una cosa realmente accaduto in giappone dove un gruppo di ragazzine sistematicamente "catturava" uomini di una certa età per accanirsi contro loro. il mio mondo sembra entrare in una specie di centrifuga quando leggo cose del genere e ho quel freddo che avevo quando avevo 6 anni. non si può guarire e non si può dimenticare. non si può mai diventare veramente adulti - si resta prigionieri di quella infanzia frantumata.
il film me lo ha segnalato il Doc che mi conosce molto bene e che si rifiuta da sempre di trattarmi da "malata" di ogni genere. la mia gratitudine in questo senso non ha limiti.