antipasti.
Frau Fuckenmeier entra nella sala del ristorante come una regina in esilio. Il fatto che il maitre non la noti subito le fa venire due rughine tra gli occhi che dicono "non farmi perdere la pazienza!"
Frau Fuckenmeier non gradisce il tavolo vicino alla finestra che offre una vista mozzafiato su un giardino che ricorda quello dei Finzi Contini.
(e mod pensa che ...ach....Frau Fuckenmeier non sa chia siano i Finzi Contini.)
"Io berrei una bottiglia di un bianco Vintage!"
Frau Fuckenmeier se ne intende di vino? No. Ma il vintage è costoso e per lei questo è fondamentale.
(E mod pensa che con i soldi risparmiati per le spese folli dei manager si poteva salvare qualche posto di lavoro, no?)
primi.
Non c'è il menu. Il nostro cameriere personale ci racconta cosa c'è da mangiare e lo fa in maniera quasi poetica. Io traduco e quasi mi commuovo per come mi viene bene. Ci sono i soliti piatti ma anche qualcosa della cucina romana. Federico, il cameriere, dice di un piatto di carne che la Magnani lo adorava.
Frau Fuckenmeier non gradisce la battuta "Che donna orribile che era, una pescivendola" la vocina è lamentosa per scelta non per difetto. Dovrò ucciderla questa qua - offendere la Magnani è davvero troppo - e poi mi sta facendo venire il mal di testa - e non so cosa cazzo scegliere da mangiare.
Siamo in Febbraio e Frau Fuckenmeier ordina prosciutto e melone. Io guardo implorante Federico, il cameriere, "ci potrebbe pensare lei, per favore?" Mi sorride "Come no, Signora, qualcosa di leggero che la giornata per Lei è ancora lunga." (Mod adora i ragazzi svegli!)
il piatto forte.
Frau Fuckenmeier, mentre si scola il terzo bicchiere di vino vintage, si lamenta del melone che non sa di niente, della sedia scomoda, delle posate che non sono di vero argento. Io mi limnito di osservarla per sembrare in ascolto. Mangio una ottima insalata tiepida di cereali e verdure fresche e mi chiedo cosa ho fatto di male per beccarmi sta stronza.
In mezzo al suo discorso Frau Fuckenmeier si interrompe, mi fissa per un attimo e poi, sempre con vocina flebile fa "La sto annoiando per caso?!"
Allora.
Io so fingere, ingannare e mentire. Ma solo se il gioco è di mia scelta, e ancora di più, di mio gradimento.
Questa qui mi è capitata e quindi non le devo nulla.
"Signora, è domenica, ho mal di testa e ho ascoltato un sacco di stronzate da uomini che La avrebbero umiliata volentieri fisicamente se questo non avesse comportato la loro immediata caduta in disgrazia, e ora Lei, invece di godersi la mia compagnia continua a lamentiarsi di cose inesistenti - quindi no, non mi sta annoiando, è solo che mi chiedo perchè fa tanto la stronza se in realtà ha solo voglia di ordinare un'altra bottiglia di vino per potersi lasciare finalmente andare un po'."
Arriva il secondo: costolettine di agnello spadellati con dei profumi deliziosi - li ha scelti lei.
Federico poggia i piatti con eleganza e se ne va.
Frau Fuckenmeier rimane lì e non sa cosa dire. La prima volta oggi, penso. Non riesco a stare seria. Questa qui è comica, patetica, ma non stronza. Non è real lei. E' un fake.
Con uno sguardo chiamo vicino Federico. indicando la bottiglia nel secchiello dico con garbo "Ce ne porterebbe un'altra, per favore?"
Frau Fuckenmeier ha ripreso a respirare spontaneamente e fingendo di ignorare buona parte del mio discorso mi sussurra disperata " Lei non sa cosa vuol dire dover lavorare con quel branco di incapaci!"
Tagliando un pezzo di carne dico quasi sopra pensiero "Io comunque preferisco le donne!"
"Aaaah no, cara, sempre meglio gli uomini delle donne - con le donne non si può lavorare!"
"Ma io non parlavo di lavoro. Cara."
E' troppo per lei. Ho una breve sensazione di lei che avvampa - no, deve essere il vino. Frau Fuckenmeier, ora è chiaro, è una che beve come una spugna. Brutta cosa negli affari. Brutta cosa comunque. Detesto le dipendenze. Anche le mie.
Ora ridacchia e - non ci posso credere - cerca di flirtare con me. Mi domanda se sto scherzando o se sono davvero quella cosa lì...Non riesce a dire "lesbisch" (la lingua tedesca a volte è onomatopeica - provate a dire la parola ad alta voce - pensando a me avvingata a qualche femmina bollente - vi verrà duro, promesso!)...insomma ha le guance rosse e gli occhi umidi, il rossetto è leggermente sbavato. Mi racconta degli uomini che non resistono mai più a lungo di qualche mese con lei. Tutti deboli che non accettano una donna che ha successo - non le sfiora nemmeno il dubbio che potrebbe essere colpa sua. ridacchiando mi confessa che...insomma...da ragazzina....al campeggio nel bosco con gli scout (cattolici e divisi severamente in gruppi maschili e femminili in Baviera...ekkekkazzo!)...e ridacchia ancora e intanto le riempio il bicchiere...ecco, mi racconta che nella tenda si era messa nuda con un'altra ragazzina e poi si sono baciate e toccate le tettine e che a lei non era dispiaciuto. Hai capito la santarellina?!
Dessert.
La faccio breve. mangiamo un semifreddo delizioso e poi prendiamo un caffè. La seconda bottiglia è quasi vuota e io ho assaggiato solo un sorso. La Stronza si addormenta sulla sedia. Le propongo di prendere una stanza per riposarsi e lei non oppone alcuna resistenza. I suoi collaboratori sono salvi per il pomeriggio e mi rimgraziano più o meno apertamente quando li raggiungo.
Come? No, che non me la sono fatta. Non lì in stanza almeno. Ma nel pomeriggio tardi abbiamo preso insieme il treno per tornare a Verona. E allora sì che non ho resistito. Frau Fuckenmeier ha avuto una esperienza porn del terzo tipo in un cesso del frecciabianca di una domenica sera che non si scorderà.
Che faccio? Vi racconto anche la terza parte o siete stufi? (ormai ho a malapena 30 lettori a giorno - siamo finalmente in pochi intimi e mi spiacerebbe perdere anche voi per noia, eh?!)
love, mod
P.S. Avevo chiesto a Doc come intitolare questa seconda parte che avrebbe raccontato il pranzo di Frau Fuckenmeier con la piccola mod e lui che è uno creativo per davvero dopo due secondi mi risponde "due patate senza wurstel" - non riesco a fare la mod con doc. proprio non ci riesco. :-)
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28.2.12
1.2.11
CUT!
quando arriva è la solita.
entra sempre silenziosa. non guarda in faccia nessuno. non saluta. sta lì. in attesa che gli si da quel che desidera.
non è una ragazza che "ci tiene".
non gliene frega un cazzo di niente e nessuno,
salvo raggiungere, ogni volta che può, "il culmine" ("the peak").
non è giovane e neanche vecchia.
ha un nome bellissimo da ragazza.
una roba tipo Gwendolyn, credo.
ma si fa chiamare Eddie da tutti.
lei è una masochista.
di solito non mi interessano. non hanno paura del dolore e di consequenza ti osservano sempre un po' con sufficienza quando gli fai un lavoretto. and that pisses me quite off!
il segreto per godersi il gioco con una così è di prenderla in contro piede.
e farle qualcosa che lei non ha mai provato prima...
io sono mancina. con la destra la tengo giù. eh sì, non appena ha visto la lama, voleva devincolarsi. "dai, non m'attizza. perché non mi fai quella roba con gli aghi come l'altra volta?"
"senti, mi hai rotto il cazzo, stronza! ora. o stai giù oppure te ne vai. non sei tu quella che decide il gioco!"
per un attimo resta lì, come sospesa. nessuno le parla cosi. tutti sanno che lei in realtà è una regina e quindi va trattata con garbo - con una specie di devozione, capisci? devozione un cazzo!
ci pensa su un attimo. poi si rimette giù e chiudendo gli occhi sussurra "ok. ma non sono una stronza!"
con una mano premo sulla bocca dello stomaco. sembra un pesce sulla riva ora. cerca di bere un po' d'aria. le appoggio la lama sulla fica. tirandola via devo averla tagliuzzata appena un poco. gemita.
"Zitta, stronza!"
La lama luccica della roba sua. La lecco pensierosa. la mia pelle si copre di sudore. mi sembra di bruciare.
Poi un taglio rapido. Punta che affonda appena nella carne e incisione a sbavatura in lungo, verso l'alto. un gesto elegante. posso dirlo? io ci so fare. chi ama le lame, o è un macellaio o è altro. io sono altro.
nel momento in cui la lama perfora la pelle lei mi regala un urlo autentico, selvaggio. sai, quelle urla che salgono dalle budella. alza la testa per guardarsi. quando vede il sangue ha un orgasmo quasi immediato. tra le cosce arriva un getto color giallino. abbondante. se la fa letteralmente addosso dalla paura. una roba cosi non la puoi "fakare". una roba cosi ...bè, ci vuole coraggio.
"you see, I could have killed you! Remember that, you bitch!
e le infilo la lingua in bocca. sento sudore, saliva, sangue e piscio.
"ho avuto tanta paura," dice lei con un filo di voce post-orgasmica.
"glad you enjoyed it!" Sorrido. "Ora apri le gambe e fammi vedere"
non sanguina tanto. è fradiccia e non resisto. le fico due dita dentro e con l'altra mano le
accarezzo il viso. lei trema. ha gli occhi chiusi e sul secondo "culmine" (lei li chiama davvero cosi!) mi urla "stop it, please. I can't take any more...please!" l'annuso. la paura ha un odore preciso. un po' d'aceto...non so...odore di carne cruda e anche di metallo. non ce la faccio. sento quel brusio nelle orecchie e le pianto la bocca, i denti e la lingua nella sua fica luciccante.
"Ce la fai ad alzarti che ti voglio fare un'altra foto?"
Le gambe le tremano un po. Ma riesce a tirarsi su. La metto contro il muro. illuminata dal sole di una serata invernale mite lei mi sembra una dea!
all pics by AERIC MEREDITH-GOUJON
entra sempre silenziosa. non guarda in faccia nessuno. non saluta. sta lì. in attesa che gli si da quel che desidera.
non è una ragazza che "ci tiene".
non gliene frega un cazzo di niente e nessuno,
salvo raggiungere, ogni volta che può, "il culmine" ("the peak").
non è giovane e neanche vecchia.
ha un nome bellissimo da ragazza.
una roba tipo Gwendolyn, credo.
ma si fa chiamare Eddie da tutti.
lei è una masochista.
di solito non mi interessano. non hanno paura del dolore e di consequenza ti osservano sempre un po' con sufficienza quando gli fai un lavoretto. and that pisses me quite off!
il segreto per godersi il gioco con una così è di prenderla in contro piede.
e farle qualcosa che lei non ha mai provato prima...
io sono mancina. con la destra la tengo giù. eh sì, non appena ha visto la lama, voleva devincolarsi. "dai, non m'attizza. perché non mi fai quella roba con gli aghi come l'altra volta?"
"senti, mi hai rotto il cazzo, stronza! ora. o stai giù oppure te ne vai. non sei tu quella che decide il gioco!"
per un attimo resta lì, come sospesa. nessuno le parla cosi. tutti sanno che lei in realtà è una regina e quindi va trattata con garbo - con una specie di devozione, capisci? devozione un cazzo!
ci pensa su un attimo. poi si rimette giù e chiudendo gli occhi sussurra "ok. ma non sono una stronza!"
con una mano premo sulla bocca dello stomaco. sembra un pesce sulla riva ora. cerca di bere un po' d'aria. le appoggio la lama sulla fica. tirandola via devo averla tagliuzzata appena un poco. gemita.
"Zitta, stronza!"
La lama luccica della roba sua. La lecco pensierosa. la mia pelle si copre di sudore. mi sembra di bruciare.
Poi un taglio rapido. Punta che affonda appena nella carne e incisione a sbavatura in lungo, verso l'alto. un gesto elegante. posso dirlo? io ci so fare. chi ama le lame, o è un macellaio o è altro. io sono altro.
nel momento in cui la lama perfora la pelle lei mi regala un urlo autentico, selvaggio. sai, quelle urla che salgono dalle budella. alza la testa per guardarsi. quando vede il sangue ha un orgasmo quasi immediato. tra le cosce arriva un getto color giallino. abbondante. se la fa letteralmente addosso dalla paura. una roba cosi non la puoi "fakare". una roba cosi ...bè, ci vuole coraggio.
"you see, I could have killed you! Remember that, you bitch!
e le infilo la lingua in bocca. sento sudore, saliva, sangue e piscio.
"ho avuto tanta paura," dice lei con un filo di voce post-orgasmica.
"glad you enjoyed it!" Sorrido. "Ora apri le gambe e fammi vedere"
non sanguina tanto. è fradiccia e non resisto. le fico due dita dentro e con l'altra mano le
accarezzo il viso. lei trema. ha gli occhi chiusi e sul secondo "culmine" (lei li chiama davvero cosi!) mi urla "stop it, please. I can't take any more...please!" l'annuso. la paura ha un odore preciso. un po' d'aceto...non so...odore di carne cruda e anche di metallo. non ce la faccio. sento quel brusio nelle orecchie e le pianto la bocca, i denti e la lingua nella sua fica luciccante.
"Ce la fai ad alzarti che ti voglio fare un'altra foto?"
Le gambe le tremano un po. Ma riesce a tirarsi su. La metto contro il muro. illuminata dal sole di una serata invernale mite lei mi sembra una dea!
all pics by AERIC MEREDITH-GOUJON
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