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10.4.10

HELGA - seconda scena



Il commissario capo Ringo arriva sulla scena del delitto e rivede una vecchia amica.

La prima cosa che impressionava del commissario capo J. Hoog della Davidswache (commissariato competente per tutta la zona cosidetta rossa di Amburgo) era che sembrava il gemello di Ringo Starr (ho messo la più bella canzone che il vero Ringo cantava coi Beatles sull'album 'Love for Sale' - il quasi preferito della mod - le parole della canzone sembrano banali ma non lo sono, magari sotto vi metto la traduzioni, zucchoni anti-anglofoni che non siete altro!). Infatti tutti lo chiamavano Ringo e nessuno, forse neanche sua madra, si ricordava più per quale nome di battesimo stava la "J". Non era alto, le gambe si aprivano in una O leggermente storta, aveva le spalle spioventi e braccia lunghe quasi fino alle ginocchia. La sua faccia era dominata da un naso imponente e da un sorriso di ragazzo che si meravigliava ancora, nonostante i suoi ormai 50 anni, ogni giorno delle cose della vita. Indossava un abito sgualcito, le scarpe erano impolverate ma, ed era questo forse che lo rendeva cosi irrisistibilmente affascinante per tutte le donne che capissero davvero di uomini, profumava di buono sempre - nessuna però era mai riuscita a capire che dopo barba usasse.
quando entrò nello squallido locale di Cem si guardò intorno con una specie di curiosità cordiale e disponibile. Prese una spalla di Cem che stava lì in piedi accanto alla poltrona ginecologica, il viso mostrava un pallore spaventoso sotto i neon che lampeggiavano nervosi.

"Allora Cem, che cosa è successo qui, hm, cosa mi combini?" La calma nella voce di Ringo sembrava rimettere in sesto le funzioni vitali di Cem.
"Helga, la mia piccola Helga, me l'hanno ammazzata," disse e si mise a singhiozzare come un bambino.
"Ma aveva litigato con qualcuno o c'è forse un cliente di cui mi vorresti parlare?"
Mentre parlava con Cem il commissario si avvicinò incuriosito alla poltrona. Spinse via bonariamente il piccolo turco per studiare meglio la sedia.
"Ma no, la adoravano tutti." disse Cem convinto. "Ormai i clienti venivano solo per vedere lei....stavo anche pensando di chiudere con il bordello e tenere solo lei. Mi faceva guadagnare più lei che tutte le altre ragazze assieme." Tirò su col naso e se la pulì con la manica della camicia.
Il commissario fece il giro della scrivania. non trovò nulla di interessante e l'occhio gli cadde più per caso che per capacità investigativa sul cestino di carta. L'odore provveniente da lì lo fece arretrare, ma aveva visto qualcosa sotto la roba di Cem....con una mano si coprì bocca e naso. poi da vicino vide i guanti di raso neri.
"Cem, dammi una penna, qua c'è qualcosa."
Ringo tirò fuori piano i due guanti, poi li lasciò cadere nel lavandino che c'è era in un angolo della stanza.
"Li porteranno via quelli della Spusi dopo" (n.d.m.: SPU-ren-SI-cherung in tedesco - sono quelli che raccolgono le prove sul luogo di un delitto)
"Senti Cem, ma davvero ai tuoi clienti piace scoparsi le tue ragazze su questa poltrona?"
"Sapessi, capo, quanti soldi mi offrivano sempre per potersi scopare la Helghina qui - ma lei non voleva fare la puttana.....era cosi innocente....!" Cem continuò a piagnucolora. Era inconsolabile per la perdita della sua principale fonte di reddito.
"Povere donne. Deve essere una cosa tremenda essere cosi esposte allo sguardo e alle voglie di un uomo che potrebbe anche rivelarsi un maniaco.....fammi provare!"
E con una mossa a sorpresa il commissario montò sulla poltrona ginecologica che aveva fatto diventare realtà tanti pensieri perversi maschili. Mise le gambe sugli appoggi per le ginocchia e si distese. Cem lo guardò con un'espressione sconcertata e un po' cretina.
"Cem, vecchio mio, ti confermo che è una brutta posizione...."

Dalla porta un donnone, alto e massiccio in un vestito di raso nero osservò la scena divertita. Con voce quasi baritonale ma molto dolce si rivolse al commissario "Ringo, ma che fai? Sei forse in cerca di emozioni nuove?" seguì una risata rauca.
Ringo si tirò su e con un sorriso di vera gioia andò incontro alla donna altissima. Abbracciandola mise la sua faccia tra le sue gigantesce tette e con voce soffocata da tanta carne disse "Lola, amore, ma quanto mi sei mancata."

magari fa schifo sta volta. insomma fermatemi se è il caso. odio tradurre, porca puttana!

p.s.: traduzione di "Honey don't"

Ma com'è che prima dici che fai le cose e poi non le fai,
fammi sapere, baby, come ti senti,
dimmi la verità ora, l'amore è vero?

non farlo, amore, non farlo ecceccecc, well honey don't,
honey don't, honey don't, honey don't
A-say you will when you won't, huh uh honey, don't.

Bè, io ti amo, baby, e dovresti sapere
Mi piace come indossi i tuoi vestiti,
Tutto quello che ti riguarda è cosi -"doggone intraducibile- dolce,
Hai tutta quella sabbia sui tuoi piedi.

But huh uh well honey don't, honey don't,
honey don't, honey don't, honey don't
A-say you will when you won't, huh uh honey, don't.

[Oh, rock on George, one time for me.]
[I feel fine.]
Mmmm hmm
[That's right.] (invita George a suonare il suo solo)

Bè, qualche volta ti amo di sabato notte,
e poi tu di domenica mattina hai uno strano aspetto.
Sei stata in giro a dipingere la città,
huh uh baby, sei andata in giro.

But huh uh well honey don't, I said honey don't,
honey don't, honey don't, honey don't
A-say you will when you won't, huh uh honey, don't.

[Oh, rock on George, for Ringo one time.]

Well honey don’t, well honey don’t,
A little little honey don't,
A-say you will when you won't, uh huh honey, don't.


Ecco. passo e chiudo.

7.4.10

HELGA - scena prima







Da cinque righe di  cronaca nera -con foto squallida del luogo del delitto- lette in un giornale amburghese un po’ di tempo fa ho ricostruito la storia di una ex-puttana della Herbertstraße che era diventata la star incontrastata di una Peep Show in un localino piccolo e un po’ sfigato gestito da un turco “alto un metro e 69 e diventato ricchissimo dalle performance strane e seducenti della vittima Helga K.” (cosi recitava l’articolo) “assassinata in circostanze misteriose e in maniera platealmente brutale”. E allora io la storia l'ho immaginata cosi:
Quando il piccolo Cem, proprietario del “Ruby-Show”, arriva alle 8 della mattina (orario inconsueto per uno che non va mai a dormire prima delle 5) perché ha un appuntamento con il commercialista che viene 3 volte alla settimana a guardare lo spettacolo – gratis ovviamente, in cambio si occupa del business di Cem – e gli servono delle carte che spera di trovare nel cassetto della scrivania. 
Tasta con una mano per trovare l’interruttore della luce. Nella luce dei neon sembra più vecchio dei suoi 40 anni. Mangia e beve troppo e non dorme mai abbastanza. Strizzando gli occhi piccoli e trascinando i piedi va verso il suo ufficio. Accende anche lì la luce. Accanto alla sua scrivania c’è una  sedia per l’esame ginecologico (fa impazzire i clienti quando Cem gli permette contro un cospicuo extra di scoparsi le sue puttane direttamente lì, invece di farli andare in una stanza nell’alberghetto accanto al suo établissement e di proprietà del fratello minore).
Cem è un ometto piccolo, non arriva al metro e 70, e le ha viste tutte in vita sua. Una volta aveva anche lui provato a scoparsi una delle sue ragazze legata stretta sulla poltrona, ma aveva dovuto salire sopra una cassetta della frutta per arrivare al mecca dei suoi desideri. Nel vederlo quella cretina si era messa a ridacchiare e a prenderlo in giro e lui aveva dovuto metterla a posto con il suo piccolo ma affilatissimo taglierino a mezza luna.
Cem non si poneva mai delle domande sul perché delle cose. Ma quella mattina era diverso. Era irrequieto e non gli piaceva quello stato d’animo. Si chiedeva il perché del suo nervosismo mentre con le carte in mano stava per uscire dal suo club. A metà tra il suo ufficio privato e la porta d’ingresso si bloccò. La luce nel “alveare” era accesa. Accesa tutta quanta. Fin lì dove stava lui poteva vedere i giochi di luce che creava l’impianto che aveva fatto installare per caro prezzo. Invece di arrabbiarsi per lo spreco la sua irrequietezza aumentò. Gli si drizzavano i peli un po’ ovunque – il lettore immagini la sensazione di un uomo della profonda Anatolia che era tanto peloso da essere chiamato scimmietta persino dalla sua mamma. Cauto si avvicinò alla piccola porta di servizio che dava accesso al “alveare della regina Helga”.
fu orrendo: nella stanza piena di arredamento kitsch, con le mura rivestite di panno di velluto color porpora e con al centro della stanza il grande piatto girevole ricoperto di strass che riflettevano il luccichio della palla da discoteca anni 80 appesa al soffitto sopra la scena. Il piatto ancora girava. Donna Summer che in sottofondo cantava “love to love you, Baby” e Helga....ecco Helga sdraiata sulla schiena, gambe divaricate in una specie di spaccata forzata, le braccia legate dietro la schiena il che dava una posizione leggermente sollevata al bacino. La pelle bianchissima era contrastata da tanto di quel sangue sparso ovunque sul corpo della ragazza e tutto attorno a lei. I suoi occhi di un celeste glaciale erano spalancati verso il soffitto – avevano una espressione di incredulità e sofferenza. La bocca con le labbra sottili ma ben disegnate era storta in una smorfia di panico.
Cem rimase lì immobile. Non osò respirare. Poi piano e cercando, per non si sa quale motivo, di non fare alcun rumore, uscì. Corse nel suo ufficio e chiamò il 110. “Mi hanno ammazzato la Helga…..venite…..vi prego…..venite”. Lo disse con una specie di singhiozzo luttuoso. Gli venne da vomitare. Per un pelo riuscì a prendere il cestino per la carta. Vide il suo vomito coprire un paio di guanti femminili di raso nero intrisi di sangue. Poi perse i sensi.
...se vi piace continuo a tradurre se no ditelo che non sprechiamo tempo prezioso ne voi ne io.

2.4.10

dialogo sulla figa

"mod, NON PUOI mettere quella foto....non puoi, cazzo!"
"e perché no, scusa?"
"ma perché penseranno tutti che tu sei cosi."
"cosi come?"
"eh, cosi....insomma, dai, hai capito...."
"No, che non ho capito....che cazzo vuol dire 'cosi'?! bionda?!"
"bè, non solo.....ma che sei cosi 'aperta'.... a me pare un po' troppo volgare....e poi non SEI tu."
"tu sei un'idiota, ma lo sai già. questa foto è bellissima. la ragazza è bellissima e lo è anche la sua fichina cosi educatamente chiusa e non vorace. perché non dovrebbe mostrarla?!"
"Ma no, non intendo questo. dico che TU non dovresti utilizzare sta foto per corredare il racconto...."
"...un racconto sulla fica...che c'è che stona?! racconto di una che la mostra ma non la da mai....scusa, "la donna sul piatto ruotante" - la foto è PERFETTA per il titolo."
(n.d.m.*  è un bel racconto che ora voglio tradurre in italiano. parla di una donna che ogni notte si mostra al pubblico pagante in uno di quei localini carini sulla Herbertstraße di amburgo - lei fa più soldi di tutte le altre perché riesce a comunicare con lo sguardo VERO AMORE...almeno è quello che percepiscono tutti gli spettatori, non solo maschi tra l'altro. ovviamente finisce a schifìo perchè le colleghe son gelose e non possono sopportare....vabè....poi scrivo.)
"vabè, fai un po' come ti pare....
(e ora attenzione a cosa dice l'editrice giovane del sito femdom molto esclusivo, molto intellettuale molto radical-chic e molto privé berlinese)
....ma se ti presenti cosi alle lettrici è ovvio che non ti si vorrà scopare nessuna!"

ma insomma alla fin fine è sempre e solo questione di mercato là fuori?!
sono scazzata parecchio. ma la foto ve la metto intanto. è sempre di questo nuovo sito indicato nel template di cui mi sono perdutamente innamorata. buona pasqua a tutti.