18.5.09

senza titolo*

L’altra sera è stata in realtà una cosa improvvisata. Mio fratello mi ha chiamato da Monaco per dirmi che sarebbe arrivato fra tre ore e se per favore potevo andarlo a prendere. Io ho deciso di chiamare il tizio mentre ero in macchina verso l’aeroporto. Non era premeditato, ma evidentemente mi aveva fatto arrabbiare più di quanto pensassi.

Il giorno prima: Il fatto di venirmi addosso cosi, di non capire la mia pericolosità, di puzzare di quel dopobarba schifosamente cheap, di parlare con quell’accento cosi volgare, invitandomi a cena (con sottointesa scopata come dessert – divertimento solo per lui, si capisce) e di volermi baciare prima di andarsene (in faccia non mi devi toccare, cazzo, non devi e te lo faccio capire in maniera inequivocabile) …bè, tutte queste cose mi hanno fatto sentire indifesa. Per un attimo ho avuto paura di lui. (Lui = cantante di mezza età coi capelli tinti e modi rozzi e volgari – ma nei lontani primi anni ottanta ha avuto un successo planetario con una canzoncina da quattro soldini). Ecco perché poi lo ho chiamato lo stronzo. Non era tanto per fare un regalo a mio fratello, ma era piuttosto perché senza mio fratello non avrei mai incontrato di nuovo quel tipo. Insomma lo chiamo e con vocina carina gli chiedo se l’idea di andare a cena è ancora valida. Lui dice subito di sì…sbava attraverso il telefono, dicendo cose tipo “ma allora te son piasciutooo”. Mi viene una roba alla bocca dello stomaco che non so descriverti, ma è rabbia vera. Ci diamo appuntamento in centro per le 9 di sera. Quando mio fratello esce dalla porta degli arrivi ho, come sempre, come un colpo al cuore. That’s amore, Baby. Mi bacia e poi mi tiene un po’ distante. “Stai da schifo. Sei bruttissima” e io “e tu sei bellissimo”. Il fatto che mi dice sempre la verità è parte sostanziale del nostro rapporto credo. In altre persone non lo apprezzerei cosi tanto. A casa gli faccio da mangiare. Sono tre notti che non dorme. Lavora troppo. La moglie non è in sintonia con lui. Ti ricorda qualcuno? Mentre mangia un piatto di pasta al forno vado a prendere il nostro collare (chi lo mette decide il gioco e chi lo riceve fa quello che l’altro gli chiede – senza discutere) e glielo metto. A sorpresa. “Cazzo, non dormo da tre giorni. Ti prego. No.” Per risposta gli do un morso sulla nuca. “Zitto e mangia.” Poi gli spiego cosa faremo – gli va di traverso l’acqua. Lo faccio dormire due ore. Dopo ci vestiamo. Come ti ho già scritto in passato, sembriamo davvero due agenti segreti del terzo reich – non che ce ne vantiamo, era un brutto periodo, ma non c’è nulla da fare. A noi lo stile german-nazi ci sta alla grande.

Quando arriviamo il tizio che in real life ha un nome ma preferisce essere chiamato con il suo nome d’arte (no problem, sweetheart, as long as you shut up and let my sista’ work – l’ha detto mio fratello più tardi – giuro!), è ovviamente un po’ pissed-off che la biondona che lui pensava di farsi pagandole la cena, si è portato qualcuno. Ma è bastato dirgli che mio fratello fa il produttore televisivo, che produce dei format come il grande fratello per fargli cambiare completamente bersaglio. Mio fratello diventa immediatamente “carissimòòòòòòòòò” e io – pazienza, sono fuori gioco. Si mettono a parlare, ognuno vantandosi di quanto è fico e ricco e quante femmine e che negli anni ottanta e che anche maschi, e minorenni e animali e perché sono più fighi e più liberi. Il bel cantante racconta tutti i suoi eccessi, continuando anche a tavola mentre mangiamo. Io sono messa da parte e, anzi, mio fratello quando si rivolge a me usa un tono arrogante con sfumature sprezzanti. Mi fa passare per stupida. Fa capire all’altro che a lui le donne stanno sul cazzo e servono solo perché hanno tre buchi che vanno riempiti regolarmente, specialmente uno, perché cosi stanno zitte. Io fingo la vittima. Il pallore del mio viso in questo caso diventa requisito di scena. Mi sono fatta gli occhi neri. E ora sembro Bambi-Punk ferito a morte. Il talentuoso cantante per compiacere mio fratello fa suo il tono che lui usa con me. Mi prende in giro con quelle battute facili sulle bionde, ma in realtà non mi considera più. Dice che le donne in fondo son tutte puttane e che lui le può avere tutte, di tutte le età se li è fatte all’epoca e fino ad oggi. E più mio fratello lo provoca, più l’altro si esibisce: sesso strano anche con uomini, droghe di tutti i tipi e musica sempre e solo la sua. Verso la fine della cena il bel moro (di bottiglietta tingi-fai-da-te) si lascia andare ad un commento pesante sul mio aspetto e che devo rendermi conto che sono fortunata di essere a cena con due cosi bei uomini – sicuramente una eccezione nella mia vita.

E lì inizia il gioco. Lo guardo prima offesa, poi ferita. Faccio spuntare una lacrima (e sì, quando serve sono capace!). E mio fratello mi accarezza, asciugandomi la guancia. Poi lo guarda serio e gli dice: “E’ tutta la sera che offendi mia sorella. Non è affatto divertente. E neanche lei ne sembra felice”. L’altro sbianca e dice immediatamente “ma dai, si fa tanto per scherzare, non dicevo mica sul serio” . Mio fratello mi guarda con affetto “amore, ti sembra che stesse scherzando?” “No, a me non sembra. E mi sono stufata di questo posto. Portami a casa. Sono stanca.” Lo stronzo vede sfumare tutti i bei piani che aveva ormai già pronti in testa. “Senti bella, ti chiedo scusa, forse ho bevuto un po’ troppo, ma non volevo assolutamente offenderti.” Mio fratello gelido “Non credo che bastano le tue scuse.” Ci alziamo e andiamo fuori. Lui ci corre letteralmente dietro cercando di rimediare al disastro che si è creato. Vuole offrirci da bere da “Alfonso” - winebar più chic della città. Ma noi non ci stiamo. Mio fratello dice che non si deve preoccupare che va tutto bene e che poi, una volta tornato a Berlino lo avrebbe chiamato. E’ ovvio persino allo stronzo che non sarà cosi. Quindi cosa fa? L’unica carta da giocare che gli è rimasta è … fare la vittima. Arrivati alla macchina si mette a piagnucolare che la vita è una merda e che la sua musica lo fa vomitare, che in realtà vorrebbe fare il cantautore e che sua moglie lo ha lasciato e che ormai ama solo il suo bambino. Mio fratello lo guarda schifato, mentre io mi commuovo e gli do un colpetto sulla spalla, dicendogli che lo capisco e gli perdono e che in realtà lui mi piace davvero, solo che di solito preferisco le donne per i miei giochi. Lui sente “giochi” e si arrapa immediatamente. Cominciamo a ridere e a scherzare. Lui sollevato di averla scampata nonostante la figura di merda. Dopo poco:

Mio fratello “Allora, che cosa facciamo adesso?”

Io” Voglio giocare con questo qua,” dico, fingendomi un po’ ubriaca.

Mio fratello lo guarda “Vuoi venire? Ma non te la lascio scopare. Nessuno oltre me la può toccare.”

Il bel romano ride fra l’eccitato e l’imbarazzato “ma che disci? Aò, mica me vojo inculare te”

Mio fratello sorride solo con la bocca “ma non devi mica, caro, a te ci penso io. Importante che capisci che tu a lei puoi solo guardare.”

L’altro si agita, cerca di cambiare discorso, ma ormai lo abbiamo inchiodato.

Mio fratello”…d'altronde, se vuoi fare lo show in Germania non devi mica essere timido. Se si chiama “metti a nudo la tua star preferita” ci sarà un motivo, no? Dai, sarà divertente, come quando eravamo giovani…”

(Mio fratello aveva 14 io 15 anni nell’anno del successone di questo formidabile artista – ed eravamo terribili. E sì, eravamo più di sorella e fratello, perché nessuno dei due aveva il coraggio di fare le cose che facevamo fra di noi con estranei. Eravamo come siamesi. Ed eravamo più innocenti di tanti altri della nostra età, nonostante facessimo come nel film di Bertolucci!)

Alla fine il bel moro-finto si da coraggio. Per la carriera è disposto a fare dei veri “sacrifisci”, per Dio!

Mio fratello propone l’albergo. Troviamo un 4 stelle un po’ vecchiotto ma ancora decente dietro l’arena nel centro vecchio. Il concierge chiede i documenti. Ovviamente il fatto che prendiamo una stanza col terzo letto gli fa tirare su il sopraciglio e il nostro eroe arrossisce fino ai capelli tinti fai-da-te. Tutti porci, ma solo quando non li vede nessuno!

La stanza è arredata con mobili anni 70 veri, non quelle orribili imitazioni che fanno oggi. L’illuminazione mi piace. Il letto ha il copriletto rosso porpora. Perfetto!

Non ho tanta roba con me. Una lama corta. E le unghie d’acciaio.

“Che se fà, ragazzi?” La eccitazione della preda è quella che preferisco – intrisa di paura e un che di sprezzante arroganza.

Due ore e mezzo più tardi il suo sguardo è quello di un agnello. Non che abbia fatto cose per forza. Anzi.

All’inizio non sai mai come reagiscono questi qua.

Era lì in piedi in mezzo alla stanza e gli piaceva stare lì con noi. Lo si vedeva benissimo.

Ricordo mio fratello che chiude a chiave e si appoggia con una spalla contro la porta, braccia incrociate sul petto – la tranquilla attesa dell’esecutore.

“Digli di spogliarsi,” dico a mio compagno.

“Hai sentito mia sorella. Fai presto.”

Si toglie i vestiti come se facesse uno strip. Non credo che sia cosi brillo come ci vuol fare credere. Ma ha bisogno che noi lo pensiamo. Cosi domani potrà dire che non ricorda. Se va bene a lui…

Nudo. Ora è lampante che si tinge i capelli. Il corpo è quello di un uomo di mezza età che in gioventù si allenava ma che ora mangia e beve troppo. Spalle cadenti. Pancia non grossa ma flaccida. Sedere secco. Pelle stanca.

Ma, ed è per questo siamo qui, con un pisello che ancora si ricorda come deve stare.

“Ma guarda,” dico annoiata, “è l’unica cosa onesta che hai fatto vedere di te fino a questo punto. Vediamo di fare emergere la tua vera faccia.”

Mi levo il capotto. Sotto ho gli stivali da maschio con punta d’acciaio, pantaloni neri con effetto a sorpresa e una specie di tunica di pelle fino a metà coscia. Tolgo anche quella e resto con una semplice canottiera. Dalla borsa tiro fuori le unghie e me li metto una dopo l’altra. Lui guarda affascinato. Ha visto tante cose il ragazzo ma queste qui sono una novità.

“Tienilo.”

Mio fratello gli afferra le braccia e glieli blocca. Dalla tasca posteriore dei pantaloni tiro fuori la lama corta e seghettata da sub, manico ruvido nastrato di nero. Prendo la maglietta di lui e ne taglio due strisce. Una gliela fico in bocca e con l’altra lo imbavaglio.

“Non vogliamo mica disturbare la brava gente che dorme, vero caro?”

Ora ha paura. A questo punto a tutti passerebbe per la testa il dubbio d’essere finito in mano a due psicopatici, no?!

“Non ti preoccupare, non lascio segni….sempre se tu fai il bravo!”

Il suo cazzo è drittissimo ora.

Mio fratello sa cosa voglio. Con una mano gli tiene i pollici bloccati dietro la schiena e con l’altra gli afferra il cazzo.

Non muove la mano. Glielo tiene stretto e basta.

Mentre gli passo la lama sul petto come se dovessi affilare un rasoio guardo mio fratello. Passo la lama su e giù con movimento lento ma regolare. Infondo è come andare dall’estetista penso. Lui fa dei versi sommersi. Credo gli piaccia. Passo la lama tra le cosce e la premo con decisione contro le palle. Poi mi avvicino col viso e oltre la spalla del ormai eccitatissimo cantante - bacio mio amato. Non avrei mai potuto baciare l’altro, capisci? Come farei? Non sono capace. Questo è troppo per il povero cantante. Con una specie di singhiozzo da pianto mi viene sui miei pantaloni di pelle – sto stronzo. Gli do una spinta e lui cade contro mio fratello che gli molla il cazzo e con la mano libera lo afferra per il collo.

“Ti avevo avvertito. Non lo dovevi fare, stronzo!” Sono furiosa. E eccitata. La cosa sta prendendo ritmo.

Guardo mio fratello che capisce subito. Sorride felice. Gli passo il coltello e lui con fare minaccioso gli taglia il bavaglio. L’uomo tossisce fuori la palla di stoffa. Poi mio fratello lo spinge sulle ginocchia e io mi lascio cadere in dietro sul letto. Il mio pantalone a sorpresa. Che bella invenzione. Confezionato dall’unico sarto s/m che conosca: Walter – Berlin- Pankow. La sorpresa sta nel fatto che questi pantaloni di pelle morbida non hanno cavallo. E io non ho le mutande.

Per poco al vecchio non gli viene un infarto. E lì in ginocchio tra le mie cosce.

“Ora lecca!” Mio fratello lo lascia. Il coglione ovviamente capisce male. “Non lì, idiota. Pulisci i pantaloni…poi vediamo,” dico io.

Esita ma una sculacciata di mio fratello lo sveglia. (Nota bene: in questo caso un calcio avrebbe rotto l’equilibrio del gioco. Mai strafare!)

Comincia a leccare la sua roba dai miei pantaloni guardandomi la fica. “Non guardare, stronzo!”

Mentre il diligente artista del cazzo sta facendo le pulizie mio fratello si spoglia. Che bel corpo. Non è perfetto. Anzi. Ma io conosco ogni parte e ogni punto debole.

L’uomo sta arrivando al limite. E siccome voglio evitare che mi vomiti sui pantaloni lo faccio smettere.

“Dai sei stato bravo. Ora ti faccio leccare un po’ di carne vera,” dico – e sorrido dolcemente.

Lui è subito pronto. Mi sorride un po’ rimbambito. Fa il gesto di avvicinarsi a me. Ma io lo prendo per i capelli e gli faccio no-no col dito, poi indico mio fratello che gli sta alle spalle. Non è proprio contento, ma siccome durante la serata non ha lasciato dubbio che nel sesso niente gli è sconosciuto e che, anzi,” i maschi quasi quasi gli piacevano più delle fighe perché mentre li scopi stanno zitti e blablabla”…. bè, ora non può sputtanarsi. E mentre prende in bocca quello che mio fratello gli offre io mi metto comoda – sdraiata lì sul letto a cosce aperte e mi godo lo spettacolo. Mio fratello lo manovra con cura. In piedi, in ginocchio. A ritmo lento e poi furioso. Vuole che io veda bene. La testa mi gira. Vorrei morire cosi. Prima o poi.

Dopo un po’ – non so quanto tempo sia passato – il vecchio è esausto per terra. Mio fratello si sdraia accanto a me e mi accarezza un po’. Dopo gli tolgo il collare e lo bacio. Lui sorride e dice “Meglio portarti a casa. Sembri sfinita.” Ci vestiamo e raccogliamo la nostra roba.

Mio fratello aiuta l’uomo ad alzarsi e lo sistema sul letto. Lo copre. “Dormi. Sei stato bravo. La stanza è già pagata. Ti chiamo io.”

Credo che era già mezzo addormentato. Domani si sentirà un po’ meno spavaldo.

Nota: non è costringendo le persone che il gioco mi prende, ma quando la avidità e la voglia di essere protagonisti ad ogni costo gli fa fare quel che voglio io.

6 commenti:

sileno ha detto...

Mi piace il coraggio delle tue ammissioni e di piaceri intensi e anche un pò fuori dalle righe...mi piace perchè mi piace tutto ciò che esula dai normali canoni...mi è piaciuto molto :)

mod ha detto...

sileno, vecchio mio, a te più che altro piace l'idea di essere lui - e poi ti chiedi se è tutto lì.
no, non era tutto lì.

love mod

215 ha detto...

cacchio(pardon) Mod scrivi da dio(Dea)..non so dirti se mi è piaciuto come l'hai scritto o quello che hai scritto..
ora cercherò con google il cantante di mezzaetà, son troppo curioso! ;)

215

mod ha detto...

two-fifteen) come si dice in questi casi? Somiglianze con fatti e persone reali sono del tutto....coso....casuali!

;-)

Anonimo ha detto...

La vita vissuta ha una sua sospensione ed in questo stralcio di realtà rubata ai ricordi il ritmo c'è tutto. il battito frenetico del cuore pavido del viscido; il pulsare sincrono di due anime gemelle che conducono il gioco; il basso rombo cupo del sangue che scorre sempre più veloce nelle vene. Basterebbe questo a raccontare la storia.

mod ha detto...

M.) basterebbe. tu as raison. ma alle volte è necessario andare fino in fondo. se no la paura resta per sempre.

love, mod